Reflessologia Plantare Zu – Massaggio dei piedi
Reflessologia Plantare Zu. Le origini e la storia del massaggio dei piedi non hanno una data. Il massaggio dei piedi come del corpo, delle mani, dell’addome, della schiena sono nati con l’uomo.stesso. Tutt’altra cosa quando parliamo di Reflessologia Plantare che è un sistema complesso. Lo studio del cervello, del sistema nervoso e delle loro funzioni richiedono un alto grado di competenze scientifiche che costantemente si aggiornano con l’evoluzione della ricerca.
Reflessologia Plantare Zu, inizio della ricerca
All’inizio della mia ricerca ho reperito quanto di scritto e illustrato concerne le origini del massaggio al piede a livello mondiale, erano gli inizi degli anni ’80. Il risultato di tale lavoro fu di quanto più disarmante potesse apparire a una lettura critica. Ogni mappa, ogni disegno, era rappresentato con assoluta soggettività dai vari autori, sia nella dislocazione degli organi riflessi, sia nelle colorazioni utilizzate.
Per esempio, l’area riflessa del fegato è rappresentata come un ovale, o grossolanamente quadrangolare, o triangolare, oppure sovrapposta all’area riflessa dei polmoni. Anche superiormente alle teste dei metatarsi, o ancora inferiormente alle teste dei metatarsi, dove centralmente, dove lateralmente.
Reflessologia Plantare Zu, mappe diverse
Oltre alla diversità del disegno dell’area e della sua dislocazione anche le colorazioni cambiano totalmente di autore in autore. Se prendiamo un libro di anatomia occidentale, asiatico, africano, gli organi sono tutti situati ovviamente nelle medesime aree.
Un pigmeo è un brevilineo, un watusso è un longilineo, ma gli organi sono proporzionalmente dislocati nei loro corpi alla stessa maniera. Nelle varie razze cambia il colore della pelle, la forma degli zigomi e degli occhi, ma anatomicamente le varie parti sono strutturate allo stesso modo.
Reflessologia Plantare Zu, primi dubbi
Evidenziai importanti contraddizioni nel confrontare la mia vasta raccolta di libri e di mappe, verificando come sono tutte differenti tra loro: questo non dà un senso di serietà a chi con occhio critico si avvicina alla lettura e all’interpretazione della Reflessologia Plantare e del massaggio dei piedi.
A quei tempi lavoravo in ospedale presso l’Istituto per lo Studio e la Ricerca dei Tumori di Milano, dopo aver lavorato per qualche anno in ospedale in Abruzzo e in Amazzonia.
Materiale di verifica delle prime nozioni acquisite di massaggio dei piedi non mi mancavano: toccavo i piedi a pazienti, infermieri, medici, amici, parenti, a chiunque mi capitasse a tiro e fosse disposto a farsi verificare lo stato di salute attraverso una tecnica così inconsueta. Il mio entusiasmo era grande, il massaggio dei piedi mi aveva catturato.
Reflessologia Plantare Zu, benefici collaterali chemioterapia
Giorno dopo giorno vivevo delle verifiche importanti, constatavo e risolvevo problemi con sintomatologie acute in brevissimo tempo. Gli effetti collaterali della chemioterapia erano notevolmente ridotti.
Un giorno in Abruzzo ebbi l’occasione di verificare con questa tecnica le condizioni di una persona che non incontravo da anni. Piacevolmente soddisfatto e incuriosito da quanto fossi riuscito a dirgli attraverso il massaggio dei piedi, mi chiese se evidenziavo qualcosa di particolare al cuore. Avevo già toccato il punto riflesso del suo cuore, però non aveva dato nessun sintomo che potesse indicarmi una qualche sofferenza in relazione ad esso.
Reflessologia Plantare Zu prime delusioni
Tornai quindi a insistere su quell’area con un’intensità e un’attenzione superiore a quella standard ma non ebbe nessun tipo di reazione. Conclusi quindi che da un punto di vista reflessologico, almeno per quelle che erano allora le mie conoscenze, il suo cuore non manifestava sintomi patologici. Mi rispose che negli ultimi due anni aveva subito tre infarti del miocardio.
Anche se non lo disse con un atteggiamento derisorio, perché erano tanti gli altri sintomi che gli avevo evidenziato, mi sentii sprofondare: quel giorno quella situazione mi mise in crisi. Se attraverso il massaggio dei piedi non riuscivo a individuare la sofferenza di un organo così gravemente danneggiato, pensavo, chissà quanti altri punti riflessi avrebbero potuto reagire alla stessa maniera.
Reflessologia Plantare Zu e agopuntura
In quel periodo avevo iniziato anche la mia prima scuola di agopuntura e in seguito mi venne spontaneo associare le varie tecniche, filosofie e principi. Il passo fu breve, per cui evidenziai che sui piedi giungevano i meridiani zu, quelli interessati degli arti inferiori: gli zang, pieni, milza, fegato e rene, e i fu, vuoti, stomaco, vescicola biliare e vescica urinaria.
Reflessologia Plantare Zu e meridiano del cuore
Il meridiano del cuore non era tra questi e da questa constatazione presi ad associare, a verificare e a catalogare una enorme quantità di dati ottenuti sui pazienti dalle più disparate patologie. Una delle conclusioni alle quali giunsi, e che rappresenta uno dei capisaldi di questa metodica innovatrice nel campo dello studio della Reflessologia Plantare a livello internazionale, è che polmoni e colon, cuore e intestino tenue, organi associati ai meridiani shou, (mano), sulla pianta del piede non danno lo stesso tipo di risposta.
È facile costatare, per esempio, che una piccola sofferenza della cistifellea, che si riflette sul piede destro, visione plantare, quarto metatarso, epifisi distale, sarà molto, ma molto più evidente di una grave e importante sofferenza del cuore che invece troveremo sull’area contro laterale del piede sinistro. Importanti che possano essere gli squilibri dei polmoni, del cuore, dell’intestino tenue e del colon, non avranno mai dei sintomi proporzionali alla loro gravità sulle aree riflesse della pianta del piede.
In quel periodo la mia voglia di ricerca stava vivendo un impulso straordinariamente importante, quasi maniacale. Mi giungevano da tutte le parti del mondo mappe, posters, libri, dispense, pubblicazioni attinenti alla Reflessologia Plantare o ai piedi in generale: l’erotismo dei piedi cinesi, para dismorfismi del piede, fisiologia osteo articolare, trattati di podologia. Il piede per me stava diventando un nuovo universo da scoprire.
Ogni libro, ogni pubblicazione, soprattutto le più rare e introvabili, come quelle sullo studio delle patologie delle unghie e altre ancora, mi esaltavano. Lo studio e la ricerca mi portavano a un importante grado di coinvolgimento. Aspettavo il postino quotidianamente. Ogni nuovo testo mi apriva nuovi orizzonti, mi spalancava una nuova finestra. Quelli che fino ad allora erano stati solo piedi cominciavano a diventare “l’universo piedi”.
Presi a pormi il perché di ogni minima cosa: a volte le risposte erano immediate, a volte dovevano essere ricercate, a volte a lungo meditate. Con il passare dei mesi e degli anni compresi che erano troppi i testi che non mi davano ormai più risposte, con le loro asserzioni assiomatiche o meccanicistiche: dito sovrapposto o sottoposto, dito a uncino o a martello, unghia onicogrifotica o tendente alla coilonichia, tutte tematiche affrontate e risolte in poche righe.
Il tarlo del perché invece lavorava nel mio cervello e non mi dava pace nella mia sete di sapere, ma non si accontentava di un sapere assiomatico, bensì logico, che generasse gratificazione al mio “io” scientifico e alla mia razionalità.
Senz’altro la visione cinese del Dao, il mio atteggiamento complementare tra l’analitico e l’analogico, è stato ed è ancora oggi una delle molle fondamentali dei miei studi. Perché questo dito è a martello e non a uncino? Perché il secondo e non il terzo? Perché del piede sinistro e non del destro? Ecco il movente della mia ricerca: una insaziabile sete di conoscenza e di appagamento razionale.
Guardando il notevole materiale che continuava ad arrivare da tutte le parti del mondo che si andava accumulando in quantità considerevole, grazie anche al contributo di amici e parenti che viaggiavano, e incaricavo di spulciare nelle librerie più vecchie, piccole e sconosciute situate nei centri cosiddetti alternativi, mi andavo rendendo conto che gran parte delle cose scritte e pubblicate sulla Reflessologia Plantare sembravano scritte a tavolino, senza un’autentica forma pur minima di ricerca sperimentale.
Apparvero i computer e la catalogazione dei dati mi portò a fare un salto in avanti importante, determinante per chi voglia oggi accostarsi seriamente alla Reflessologia Plantare: l’Identificazione dei Punti Riflessi sulle Ossa, che successivamente chiamai I.A.R.S., acronimo di Identificazione Aree Riflesse Sensibili.
Ogni mappa in mio possesso presentava una forma complessiva del piede diversa da tutte le altre. In quasi tutte era disegnato solo il contorno del piede e piedi lunghi, larghi, tozzi, corti erano riempiti graficamente in una maniera che sicuramente rispecchiava la soggettività dell’autore. I vari organi erano dislocati con approssimazione e rappresentati graficamente in modo differente gli uni dagli altri, e anche i colori erano scelti con la più assoluta soggettività e senza logica se non quella della relativa gradevolezza degli accostamenti.
Ho una galleria delle mappe più significative delle varie nazionalità, dei vari autori che ormai ha superato le migliaia; l’unica cosa che hanno in comune è l’evidenza che sono sagome di piedi graficamente riempiti. L’esigenza di oggettività nella determinazione di una certa quantità di punti riflessi identificati e uguali per tutti ed evidenziati in relazione alla struttura ossea diveniva punto fermo della ricerca.
Quelle che erano solo ossa cominciarono a diventare proiezioni di sistemi e di organi. Ogni osso, muscolo, tendine, legamento diventava la rappresentazione dell’organo corrispondente. Quelle ventisei ossa del piede cominciavano a parlare, a raccontare e di giorno in giorno si arricchivano di significati.