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Bambino oncologico di 9 anni e Reflessologia Plantare Zu

Salvatore, bambino oncologico, dalla Sicilia a Milano

Bambino oncologico, reparto pediatria
Bambino oncologico, reparto pediatria

Il cancro nei bambini è una malattia devastante, ma c’è speranza. I progressi della ricerca medica hanno migliorato i tassi di sopravvivenza e la qualità della vita di molti bambini malati di cancro.

Le équipe mediche dei reparti pediatrici sono composte da esperti di oncologia pediatrica che si dedicano a fornire la migliore assistenza possibile ai bambini affetti da questa malattia.

Bambino oncologico, Salvatore era stato operato nella parte alta della spina dorsale per un tumore. L’intervento “salvavita” lo aveva lasciato tetraplegico. Otto anni.

Una mattina il padre mi chiese se potevo fare qualcosa per questo bambino oncologico, al piccolo Salvatore gli era venuto il mal di gola.

Dalle spalle in giù Salvatore, bambino oncologico, non aveva la percezione del suo corpo. Era paralizzato e gli viene il mal di gola? Ma contro chi dobbiamo imprecare?

Immediatamente iniziai a massaggiare/messaggiare Salvatore, in corrispondenza dell’area riflessa della gola, per cercare di lenire il dolore.

Il bambino oncologico, non percepiva il mio massaggio

Ovviamente Salvatore non sentiva il mio tocco sui piedi. Però mentre massaggiavo/messaggiavo anche altre aree, con attenzione mirata, toccai anche la zona riflessa che corrispondeva a quella dell’intervento chirurgico.

Riflesso galvanico

La reazione di Salvatore, piccolo bambino oncologico, fu una immediata rapida retrazione della gamba che stavo massaggiando. Chiesi se avesse retratto volontariamente la gamba, ma la risposta di stupore fu, come se volesse dirmi «Ma di che stai parlando?»

Il piccolo non sentiva assolutamente nulla. Salvatore, bambino oncologico, non percepiva assolutamente nulla a parte il mal di gola.

Grande stupore del padre e mio, miracolo? Alternativamente continuai a toccare le aree limitrofe e quella principalmente interessata per avere conferme.

La conferma, senza dubbio, era che quando toccavo l’area riflessa della colonna vertebrale dove aveva subito l’intervento Salvatore retraeva la gamba, altrove no.

Cosa stava succedendo al bambino oncologico?

Non riuscivo a comprenderlo. Miracolo nemmeno a pensarlo, troppo lontano dalla grazia di Dio, affinché mi fosse concesso questo privilegio. A distanza di anni ricordo questo evento. Che poi ho studiato. Che ora applico con successo.

Non ricordo nemmeno se la gola di Salvatore migliorò o meno, ero troppo preso da questa reazione neurologica. La parte ipotalamica del cervello riceveva informazioni che sicuramente interpretava come dolorose, ma non arrivavano a livello della corteccia cerebrale per essere trasmesse in periferia

Salvatore, bambino oncologico e le risposte involontarie

Retraeva la gamba per un dolore che la parte serpente del cervello percepiva, ma non la corteccia cerebrale. In queste situazioni si ha una contrazione involontaria di muscoli volontari, senza che ve ne sia il controllo.

Quindi è possibile far giungere informazioni al cervello bypassando il controllo delle stesso. Salvatore, piccolo bambino oncologico, stava rispondendo involontariamente a questi stimoli nervosi.

I sinonimi di bypassare sono: evitare, scavalcare, schivare, a me piace utilizzare sgambettare, forse rende meglio l’idea della situazione, un aggirare positivo, creativo, terapeutico.

Lo sgambettamento se gestito con perizia è di grande efficacia

Se un punto del piede è doloroso, risulta sgradevole essere toccato. Ma avendo due mani e potendo toccare in contemporanea anche un’altra zona del piede, o l’altro piede, il cervello riceve differenti informazioni in contemporanea e rimane spiazzato. Il massaggio sgambettante oggi per me è una costante del mio lavoro.

Memore di queste mie esperienze, in ricordo di Salvatore, piccolo bambino oncologico, prima importante scossa dei miei studi, vi invito a perseguire su questa strada

Fate tesoro di queste informazioni, non ne ho mai trovate in nessun testo. La moderna r eflessologia aveva iniziato a fare i primi passi. Nuove esperienze, nuove scoperte, nuovo linguaggio.

Un organo sofferente, manda messaggi alla parte ipotalamica del cervello, affinché possiamo assumere posture antalgiche involontarie.

Cambio di postura

L’informazione del cambio di postura. L’adattamento neuromuscolare è determinato dalla corteccia cerebrale che invia messaggi di contrazione e rilassamento ai muscoli volontari.

Informazione, organo-cervello-piede, risposta, piede-cervello-organo. Il colore del cervello è grigio. La così detta materia grigia, non è ne bianco, ne nero, ne yin, ne yang, neutro.

Riceve informazioni le elabora e le ritrasmette. Cosa interessante e che le informazioni in entrata possono essere positive o negative per noi. Il cervello fa sempre di tutto per bloccare le negative e amplificare le positive.

Quest’amplificazione delle informazioni positive, sono quelle che fanno gridare al miracolo, e far apparire miracolistica la terapia riflessa. Oggi di Salvatore mi rimane il ricordo dell’evento.

Le sue sofferenze e il souvenir di sughero della Valle dei Templi che il padre mi portò in dono dalla Sicilia.

L’eccitazione di Galvani

Era il 1781 quando Luigi Galvani, nel suo laboratorio domestico, aveva “preparato” una rana, con i nervi crurali e il midollo isolati, posta ad una certa distanza da una macchina elettrica.

Durante lo scocco di una scintilla uno dei suoi assistenti toccò per sbaglio con un bisturi il nervo crurale interno della rana e ci fu un’intensa contrazione dei muscoli delle zampe dell’animale.

Galvani rimase impressionato da questo evento e decise di approfondire e tentare di spiegare questo fenomeno. Gli studiosi di quel tempo, e anche i successivi, ritennero che l’eccitazione di Galvani, alla vista delle contrazioni della rana, derivasse dalla sua ignoranza per i più elementari concetti di elettrofisica.

Ma, a differenza degli altri, si era reso conto che vi era una relazione limitata tra l’intensità della carica elettrica e lo sviluppo delle contrazioni. Se la forza della scarica veniva aumentata oltre un certo valore non venivano prodotte contrazioni più forti.

Contrazioni muscolari date da una forza interna

Al contrario, quando si riduceva l’intensità dello stimolo al di sotto di un certo livello le contrazioni potevano cessare. Infine Galvani sottolineò che, se in alcune preparazioni non vi erano più contrazioni dopo ripetute applicazioni del fluido elettrico, queste si potevano riottenere se l’animale non era stimolato per un po’ di tempo o era sottoposto ad alcuni trattamenti.

Nella mente dello studioso bolognese era sorto il dubbio che le contrazioni muscolari non erano dovute a scariche elettriche esterne, ma derivassero invece da una forza interna, propria dell’animale, stimolata dalla forza elettrica esterna.